No Martinez, no party: l’Inter e le sirene di mercato, perchè tenere “El Toro”

Lautaro Martinez Tottenham

(Photo by MARCO BERTORELLO/AFP via Getty Images)

Antonio Conte aveva promesso che non si sarebbe più parlato di “pazza Inter” e così è stato. Poi è arrivato Inzaghi e sono andate via pedine importanti come Hakimi e Lukaku. Dentro Correa e Dzeko. I risultati si sono visti e la “pazzia” ha lasciato il posto alla concretezza: un terzo posto in odore di primo, se le cose dovessero girare per il verso giusto. Molto dipenderà dal mercato: a tal proposito Inzaghi ha chiesto certezze. Ci sarà anche l’anno prossimo, ma vuole proseguire sulla medesima strada.

Evitare, cioè, quello smantellamento che ha vissuto al suo arrivo. La costruzione di quest’anno deve servire da mastice per il futuro. Compresa la permanenza di quel Lautaro che all’Inter ci pensa, ma non è immune dalle tentazioni: il contratto scade nel 2026, ma nel frattempo il telefono continua a squillare. L’argentino piace ed è sempre piaciuto all’estero: la Spagna ci ha messo una pietra sopra, visto che il Barcellona ha preferito ripiegare su Haaland. L’Inghilterra, però, ancora non si rassegna.

Lautaro Martinez certezza nerazzurra: perchè Inzaghi non può fare a meno dell’argentino

inter-salernitama
Lautaro Martinez e le tentazioni di mercato (Getty Images)

Questo vuol dire che il pressing su “El Toro” non è finito: anzi, con l’estate rischia di aumentare. C’è l’Arsenal pronto a un’offerta monstre, per non parlare del Tottenham di Conte che continua a strizzare l’occhio ai nerazzurri: le frasi su Eriksen del tecnico salentino, i ricordi alla Pinetina, non vengono tirate fuori a caso. L’ex Juve osserva, medita e progetta: qualche pedina l’ha soffiata ai bianconeri, lo stesso potrebbe fare ad Appiano Gentile. Pinetina centro nevralgico del futuro italiano ed estero del pallone.

Leggi anche – Salernitana-Torino: statistiche, precedenti e probabili formazioni

Lautaro lo sa e continua a ripetere come un mantra – che poi in effetti è – “c’è solo l’Inter”. Questo, però, ha un prezzo: se è prematuro discutere un adeguamento di contratto, visti i tempi che corrono, almeno l’argentino deve avere la certezza di essere al centro del progetto. Le stesse garanzie che ha chiesto Inzaghi soltanto in campo. E la prospettiva cambia. Perchè la panchina non scricchiola più (a patto che vengano evitate brutte sorprese sul fronte acquisti/cessioni), ma gli scarpini potrebbero scalpitare e solo la sicurezza di un progetto valido sarebbe in grado di non far cambiare direzione a chi ha sempre avuto i piedi per terra. A Milano. Senza spiccare il volo.