Pelé e Maradona: un dualismo che onora il calcio

Edson Arantes do Nascimento detto Pelé, Diego Armando Maradona. O Rei do Futebol, El Pibe de Oro. Brasile da una parte, Argentina dall’altra. Un dualismo che ha fatto la storia e che rimarrà per sempre nella mente di tutti gli amanti del calcio. Un dualismo particolare perchè i due, in campo, non si sono mai affrontati. Prima è arrivato Pelé alla fine degli anni ’50 fino alla metà dei ’70, subito dopo, invece, Maradona per il successivo ventennio. Due figure leggendarie che hanno dato onore al calcio. Due uomini molto diversi tra loro, ma uniti da un pallone che rotola e da un sogno da bambini.

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Vite straordinarie: Pelé e Maradona a confronto

La classe e i trionfi ad unirli, le scelte a separarli

Pelé e Maradona hanno scritto le più grandi pagine di storia del calcio. Entrambi mantengono ancora record importanti e sono stati simbolo di club e delle loro nazionali. Forse, però, parlare di nazionali è riduttivo. Pelé e Maradona sono stati e rimarranno figure leggendarie del Brasile e dell’Argentina. O Rei visse quasi interamente la sua carriera in patria e con un solo club. Con la maglia bianconera del Santos vinse campionati brasiliani, varie edizioni del campionato Paulista, due Coppe Libertadores e molto altro. Con la maglia verdeoro del Brasile fu l’unico nella storia a vincere per tre volte la Coppa del Mondo nel 1958, nel 1962 e nel 1970. Lasciò il paese solo nel 1975 per approdare negli Stati Uniti e vivere un’esperienza di due anni nei New York Cosmos. Una carriera ricca di amore per il calcio e per la sua gente che restava incredula davanti alla sua classe.

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Maradona fece scelte diverse. Dopo le giovanili e l’affermazione nella prima squadra dell’Argentinos Juniors, vinse il suo primo trofeo nella stagione passata al Boca Juniors. A differenza di Pelé, però, volò in Europa. Prima due anni a Barcellona e poi la straordinaria esperienza di Napoli. Sette anni sotto al Vesuvio ricolmi di amore reciproco, storie di generosità, rapporti scabrosi, trionfi e libri di storia scritti. L’epilogo fu triste e frutto di quella che Rodrigo Bueno definì blanca mujer de misterioso sabor y prohibido placer: la cocaina che gli tolse un finale che avrebbe meritato. Un anno al Siviglia e poi il ritorno in patria con Newell’s Old Boys e di nuovo il Boca Juniors a completare una carriera in cui vinse i Mondiali di casa del 1986. L’edizione che regalò alla storia non solo la fatidica Mano de Dios, ma soprattutto un gol straordinario contro l’Inghilterra raccontato magistralmente da Victor Hugo Morales.

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La diversità fuori dal campo

Pelé è sempre stato il campione esemplare. Ambasciatore dell’ONU e della FIFA, ha lottato per l’ecologia, contro le discriminazioni razziali e sessuali e contro l’uso di droghe. Di fatto, un uomo parte del sistema. Maradona, viceversa, è stato il simbolo di come può essere terribile la fama anche per un’icona internazionale. La positività alla cocaina nel 1991 che chiude la sua esperienza a Napoli, quella ai Mondiali del 1994, la dipendenza da droghe, alcol e cibo, oltre ai rapporti con membri della camorra e l’accusa di evasione fiscale. Una vita di eccessi e contro il sistema. A partire dal sostegno a Castro a Cuba e Chavez in Venezuela, per passare dal radicato anticlericalismo e all’avversione contro gli Stati Uniti.

Due vite diametralmente opposte fuori dal campo. I campioni, però, sono uomini e sbagliano come tutti i comuni mortali. Chi ama il calcio non potrà che ricordare per sempre queste due leggende. Chi ha potuto vederle in azione terrà con sè quei momenti per tutta la vita.