Serie A, la terza è amara come una sentenza

(Photo by David Ramos/Getty Images)

Nel romanzo incompiuto di Franz Kafka, leggiamo: la sentenza non viene ad un tratto, è il processo che a poco a poco si trasforma in sentenza. Bene, il processo, non giurisprudenziale, messosi in atto con la ripartenza della Serie A, alla terza giornata potrebbe, in alcuni casi, trasformarsi già in sentenza.

Poteva essere già sentenza, ma sentenza non è stata, l’anticipo di ieri sera tra Fiorentina e Sampdoria. I blucerchiati di Ranieri si presentavano a Firenze con 0 punti in due partite ed una spada di damocle sulla testa: la terza sconfitta consecutiva avrebbe avuto tutte le sembianze di una vera e propria sentenza. Eppure sentenza non è stata. La Samp ha ribaltato i pronostici mettendo, viceversa, nei guai la Fiorentina: ora entrambe sono a tre punti dopo altrettante partite.

Il menù del sabato ci proporrà: Sassuolo-Crotone e Udinese-Roma.

Nonostante i pitagorici siano l’unica neopromossa a non aver ancora messo punti in cascina, non dovrebbe essere questa per loro la giornata giusta. Il Sassuolo ha travolto lo Spezia, in termini di valori assoluti si ritroverà di fronte una squadra simile. Per Pitagora ogni cosa si adattava al numero, il Crotone si adatterà a quelli dei padroni di casa. Mancherà ancora Boga, lui stabilmente positivo da metà agosto. Ma a pesare di più saranno le assenze di Benali, faro dei calabresi, e Riviere, l’esperto. Sì, questa, potrebbe essere la prima sentenza della giornata.

Esperto quanto il “Tucu” Pereyra, l’argentino che dal Watford, come figliol prodigo, è ritornato dove tutto ebbe inizio: a Udine. Pereyra era un giocatore unico, non un fuoriclasse, ma aveva nei suoi lampi qualcosa di speciale, per un attimo, con il piede o nell’inserimento, c’era la capacità di essere come i migliori. In Inghilterra non si è mai del tutto perso (non avrebbe accumulato 110 presenze e 18 reti in 4 anni) ma non ha mantenuto le attese. Porta al centrocampo dell’Udinese un po’ di tutto ciò che non c’era: tecnica, dinamicità, velocità, dribbling, attacco degli spazi stretti e qualche rete. Resta il fatto che se il suo transfert non dovesse arrivare, Gotti ripeterà il solito mantra: De Paul e che Dio ci aiuti.

Dio, perché l’impressione è che la Roma non lascerà appigli. I giallorossi vengono da una prova convincente contro la Juventus. È stata una partita che ha ridato entusiasmo ad un ambiente che tra il cambio societario, un mercato difficile, e la querelle di Verona risultava mortificato. Fonseca non avrà le risorse per vincere, ma ne ha per divertirsi. Dovesse strappare i tre punti, rinsalderebbe il morale, lasciando cadere la seconda sentenza della giornata sugli avversari.

E se è la compassione l’arma che cura senza condannare, non appare certo compassionevole l’Atalanta di Gasperini. La Dea, alzerà il sipario della domenica. Di Francesco si augura non lo cali sul suo Cagliari.
È difficile non ipotizzare che i nerazzurri camminino ancora, come al solito, sugli avversari. Ci sono le fatiche dell’Olimpico da smaltire, ma la rosa è più lunga degli anni passati e facilita le rotazioni e il recupero, soprattutto del blocco centrale di difesa. I sardi chiederanno a Godin di esordire e di mettere fine a tutti i problemi di personalità e identità dei primi 180 minuti. Non dovesse riuscirsi l’uruguagio, assisteremo alla terza sentenza.

Anche alla quarta, se il Parma decidesse di non venire ancora fuori. Quella tra i gialloblù e il Verona dovrà essere il canto di Liverani. Dopo due nette e sonore sconfitte, i padroni di casa hanno un’estrema necessità di prendere punti. Se non ora, allora quando?

Rientrerà Kurtic, e sembra un recupero fondamentale per i meccanismi tattici del tecnico ex-Lecce, mancheranno ancora le due punte Inglese e Cornelius, più lo squalificato Iacoponi. Ma non ci saranno giustificazioni. Avversario un Verona che ha l’umore di chi ha trovato cinquanta euro sul ciglio della strada: non se lo aspettava, ed è felice. Il buon umore mette corsa nelle gambe e incoscienza nelle scelte, insomma è buono e pericoloso come il vino. Mancherà Di Carmine per un fastidio alla coscia, ma ci sarà Favilli che ha dato buone risposte. Potrebbe rientrare Lazovic, un’altra freccia nell’arco.

Altra freccia che vorrebbe scoccare Super Pippo, dopo aver trafitto la Samp alla prima (sulla carta la seconda), sta preparando la mira per farci rientrare il Bologna. Non sarà semplice. Non sarà semplice per nessuna delle due squadre in campo. Ci sono tutti gli elementi per divertirsi. È lecito aspettarsi una gara fatta di reti, intensità, svarioni difensivi e poco equilibrio. Non ci sono favoriti. Interessante l’approdo di Iago Falque al Vigorito, è un elemento funzionale.

Ancora alle 15:00 ci si aspetta un’altra sentenza, anzi una mezza sentenza. La partita dell’Olimpico ci dirà se la Lazio potrà essere ancora Regina e se l’Inter è davvero offensivamente incontenibile quanto pare.
I biancocelesti non hanno l’obbligo di vincere, non l’hanno mai avuto, ma per rispondere sul destino del proprio campionato non possono permettersi un’altra brutta figuraccia. Competere vuol dire essere alla pari o esserlo per gran parte della sfida, che sia sul breve o sul lungo.
I nerazzurri, nonostante le disattenzioni, hanno sfoderato tutta la loro potenza di fuoco, può bruciare anche a Roma e confermare le sensazioni positive.
Potremmo vedere finalmente Fares tra le fila dei padroni di casa, Inzaghi lo attendeva da settimane.

Alle 18 sarà il turno del Milan, un Milan pazzo, quello visto contro il Rio Ave, che arriverà alla partita stanco ma contento. Mancheranno energie fisiche, anche perché l’infermeria è bella piena, ma quelle mentali saranno recuperate. In altre condizioni avremmo potuto immaginare uno Spezia come vittima sacrificale, ma attenzione. I rossoneri sono superiori, nettamente, ma decimati, soprattutto in attacco. I liguri sono elettrici e, anche se non favoriti dai pronostici, possono giocare brutti scherzi. A San Siro, dovesse accadere l’inaspettato, sarebbe solo un remake, di colpi di scena storicamente ne abbiamo avuti.

Un colpo di scena sarebbe anche la vittoria del Napoli a Torino, sempre se il Covid lascerà in pace gli azzurri attesi dalla sentenza del tampone di oggi.

La Juve di Pirlo, che tanto aveva impressionato alla prima con la Samp, ha mostrato tutti i suoi difetti con la Roma. C’è qualità, c’è voglia, c’è dinamismo, ma la mancanza di equilibrio è lapalissiana. Il Maestro ha, sinora, risolto (eluso?) i problemi che Sarri aveva a centrocampo, non fortificando la linea mediana, bensì svuotandola. Il rischio è che, saltata la prima linea di pressing, contro squadre dalla cifra tecnica elevata, ci si espone ad imbarcate. Pensate a lasciare gli spazi regalati alla Roma al Napoli di Lozano, Osimhen e Mertens. Sarebbe un suicidio.
Gattuso userà il possesso palla come arma difensiva e preparerà ripartenza feroci. Pirlo non snaturerà la propria fresca idea di gioco, ma dovrà convincere tutti della sostenibilità di quella stessa idea. La gioventù condanna, la maturità perdona.