Serie A – Nel solco dei campioni

(Photo by Alberto PIZZOLI / AFP) (Photo by ALBERTO PIZZOLI/AFP via Getty Images)

C’è una dote particolare che accomuna i grandi campioni, parliamo di una sorta di divinazione del momento. Quando l’equilibrio tende allo stallo, i campioni lo spezzano, lo risolvono con la giocata. Sanno esattamente come e quando farlo. La sesta giornata di A è vissuta nel segno e nel solco dei campioni.

Campione unico avrebbe potuto esserlo Muriel se avesse avuto muscoli migliori e una differente vocazione alla continuità. Riesce ad esserlo a tratti e tanto basta, ad esempio, all’Atalanta per superare il Crotone nel primo anticipo del sabato. La Dea ha ritrovato una vittoria che mancava da due gare consecutive, lo ha fatto anche dominando per almeno 45 minuti, riuscendo a ritrovare quel calcio e quell’intensità che sembravano smarriti.
Gli uomini di Gasperini sono stati più umili rispetto alle ultime uscite, il piede delicato del colombiano ha fatto poi il resto.
È arrivata anche la quinta sconfitta in campionato per il Crotone su sei partite. Sono troppi, tanti, i punti persi, trascinano al non ritorno. I calabresi sono troppo leggeri in attacco e non conoscono il cinismo, dovrebbe essere il miglior amico di chi lotta per salvarsi.

Sembra quasi banale dirlo ma la mancanza dei campioni (del campione) ha pesato sulla prima della domenica. Ci fosse stato Lukaku siamo certi che l’Inter avrebbe risolto in modo migliore il contenzioso col Parma. Una disputa che, tra l’altro, poteva avere altra sorte se dopo anni sapessimo davvero sfruttare il VAR, tecnologia più nemica che di supporto. Fatto sta che i nerazzurri evitano la seconda sconfitta in campionato solo grazie alla rete di Perisic al 92′. La verità è che Conte lotta da inizio stagione con gli stessi difetti: mancanza di cattiveria, imbarazzante fragilità difensiva, Eriksen. Per essere alla sua seconda stagione in panchina ci si dovrebbe trovare già allo step successivo. Vive di fugaci scorribande e lotte il Parma, diventa sempre più peculiare osservare la totale mutazione filosofica di Liverani.

Peculiare almeno quanto il coraggio del Bologna che in casa supera per 3 a 2 il Cagliari. Gli uomini di Sinisa, forse per la prima volta in campionato, sono riusciti ad andare fino in fondo senza interrompersi, senza perdersi nelle proprie paure. Ha aiutato la serata magica di Barrow, ragazzo dal potenziale ancora inesplorato, e la mancanza di qualsivoglia tatticismo. Al Dall’Ara si è giocato senza ansie, si volevano i tre punti ed entrambe se lo sono detto subito senza fronzoli. Ha perso il Cagliari, perché è stato semplicemente meno bravo.

Bravo, o bravi, quanto Ibra ce ne sono sempre troppo pochi. I campioni che decidono, che hanno un peso così grande nella loro squadra, che viene da farsi assurde domande: in un mondo parallelo dove sarebbe questo Milan senza la “presenza” dello svedese?
Domanda inutile, perché Zlatan c’è e ha reso vittoriosa la partita più brutta della stagione rossonera. L’Udinese è costantemente in apnea, costantemente poca, eppure senza troppi meriti aveva creato delle condizioni nelle quali il Milan si sentiva soffocato, perché stanco e frenetico. Sarebbe finita semplicemente uno a uno se non fosse stato per quella dote particolare, per quella divinazione del momento di cui gode il numero 11. Il Diavolo ha allungato la sua ombra sulla classifica. Questi tre punti potranno avere un importante peso specifico sul campionato. I campionati si vincono anche qui.

Si vincono, soprattutto, e non ce ne vogliano le piccole, vincendo le sfide proprio contro le piccole. La Juventus lo sa bene, perché ha costruito in questo modo nove anni di successi. E, per quanto i bianconeri possano negarlo, cominciavano a vedere scolorire il “decimo” nelle frenate con Verona e Crotone. Senza mordersi la lingua, si può dire che se ci fosse stato Cristiano Ronaldo i bianconeri avrebbero 4 punti in più. Al campione è bastata mezz’ora per rimettere le cose a posto, per restaurare, per non far parlare dell’ennesimo tonfo di Pirlo.
Pirlo che, intanto, ha fatto il primo passo indietro, compromettendo il suo credo: fuori un attaccante e dentro un centrocampista in più. Un centrocampista ha fatto tutta la differenza del mondo, in termini di sostanza ed equilibrio. Forse la mediana della Juve non era scarsa, bensì vuota. Una rondine non fa primavera, ma lascia sorrisi e strade. Italiano deve recriminare, si vede la sua mano ma Lo Spezia ha insistito a difendere troppo alto per troppo tempo, è stato spregiudicato, ha prestato il fianco. Nota a margine: Dybala è in crisi di identità.

Lo sarà anche Giampaolo, lo è di certo il suo Torino, perché quello che è successo all’Olimpico Grande Torino farebbe impazzire chiunque. La Lazio ha pareggiato al 95′, vinto al 98′. È una sconfitta pesante per i granata, per il morale, per l’autostima. Ha giocato bene il Toro, meglio di quanto abbia fatto in questo avvio di stagione, si era rimesso in piedi poi è stato beffato, bisogna chiedersi se riuscirà a riprendersi. Bisogna applaudire la Lazio, aveva 7 indisponibili e poco a disposizione, ha fatto quello che poteva. E quello che poteva non è stato male.

Male ha fatto il Napoli, perché ha perso, ancora al San Paolo, dopo la sconfitta con l’AZ, e, soprattutto, perché ha sottovaluto il Sassuolo privo dei suoi giocatori migliori. De Zerbi ha fatto scacco matto a Gattuso. Il tecnico neroverde l’ha detto in conferenza: se questo Sassuolo riesce a prendere piena consapevolezza dei suoi mezzi può quasi tutto. Aggiungiamo: potrebbe essere la nuova Atalanta. Potrebbe esserlo se baratta un po’ di divertimento con la voglia di fare qualcosa di importante, tipo vincere in trasferta contro una delle migliori del campionato. Il Napoli ha sbagliato tanto, quasi come su un campo minore, e deve interrogarsi sulla propria produzione offensiva: la maggior parte delle sue migliori opportunità nasce da errori degli avversari, sarebbe un bene se ci fosse un’altra consistente parte di “costruito”.

Si è costruita la vittoria, invece, la Roma di Fonseca, l’ha fatto sulla qualità degli interpreti, su tutti Spinazzola e Pedro. I giallorossi hanno espresso un calcio totale, bello, pulito, entusiasmante, avrebbero potuto prendere molto di più. Una volta al sicuro, però, hanno preferito non strafare, in alcuni casi ciò è un merito. Lo è di certo raggiungere in classifica Inter e Napoli. Non lo è giocare come fa la Fiorentina. La viola è una squadra mortificata, ha limiti dove per conformazione dovrebbe avere pregi: tecnica e profondità.

A chiudere la domenica, invece, il derby della Lanterna, che non ha tradito le aspettative. A Genova, nonostante la mancanza dei tifosi, la gara è stata intensa, calda. È finita uno a uno, ed è un risultato specchio di ciò che abbiamo visto almeno per un’ora in campo: equilibrio. La Sampdoria avrebbe potuto prendere di più al calare del Genoa sul finale, ma è stato giusto così.