UEFA e FIFA: il senso delle amichevoli nazionali

Nel caos dei blocchi ASL dei Nazionali di alcune squadre di Serie A e dei positivi al Covid emersi nelle ultime ore, una questione che resta a margine è la destinazione di queste Nazionali. Con gli Europei in vista e i Mondiali in Qatar a cui qualificarsi, gli impegni delle rappresentative internazionali sono naturalmente obbligati. Le gare di Nations League e quelle di spareggi, in questo senso, sono sacrosante. La UEFA e la FIFA hanno bisogno di rispettare scadenze precise per queste due competizioni, pertanto la chiamata alle Nazionali si inquadra in questa cornice di complicati incastri di date. Dal sito della UEFA, però, c’è un’altra destinazione che si discosta da quest’esigenza: le amichevoli.

Sulla pagina dedicata ai friendlies sono programmati venticinque incontri tra domani e giovedì. Uno vede coinvolta anche l’Italia, contro l’Estonia al Franchi, ma vi sono anche Danimarca, Svezia, Portogallo, Belgio, Polonia, Germania, Olanda, Spagna, Francia, Inghilterra. Alle amichevoli seguono, poi, le ultime due giornate di Nations League: la penultima il prossimo fine settimana, l’ultima tra martedì e mercoledì 17 e 18 novembre.

Il peso

Le amichevoli organizzate dalla UEFA, dunque, occupano il posto solamente di una partita e sembrerebbe una questione senza troppa importanza. In un periodo così irto di pericoli sul piano sanitario, però, viene da chiedersi quanto necessario sia mantenere in programma delle partite senza alcun valore competitivo in senso stretto, costringendo i calciatori a un viaggio in più, una trasferta in più, allenamenti in più.

I protocolli sanitari, per quanto accurati, non sono ermetici né infallibili. Come il caso Genoa ha smaccatamente dimostrato, la negatività al tampone non esclude la positività nel giorno successivo, né il propagarsi del contagio. Riunirsi con i propri compagni di Nazionale rischiando di contrarre e far contrarre il virus in vista di una partita che non apporta alcun punteggio è una scelta che appare senza senso.

Le squadre

Mentre i calciatori sono impegnati in Nazionale, inoltre, sono le loro squadre di appartenenza a pagarli; dopo che hanno disputato le due partite (o tre, contando anche le amichevoli dei prossimi due giorni), sono le loro squadre di appartenenza a fare i conti con ciò che è accaduto durante la sosta.

Escludendo il contagio da Covid19, altri rischi sono i classici e più normali infortuni. Il caso Zaniolo è il più eclatante: per giocare una partita in Nazionale, resta fuori almeno sei mesi. In quel caso si trattava di Nations League, competizione che mette in palio le qualificazioni ai Mondiali, perciò tutt’altro che trascurabile in quest’ottica. Il principio per cui ora è la Roma a farne le spese, però, resta.

Mantenendoci in casa Roma, Diawara per giocare due amichevoli con Cile e Isole Comore è tornato dalla Nazionale affetto da Covid19 il 17 ottobre e non è ancora stato reintegrato nel gruppo di Fonseca. In questo caso, ovviamente, non è la UEFA ad aver organizzato le amichevoli bensì la FIFA, ma la sostanza non cambia.

Le Nazionali, dunque, sembrano più un covo di potenziali problemi per le singole squadre che un’esaltazione del patriottismo, almeno nelle pause dei campionati. Delle amichevoli, poi, si farebbe davvero volentieri a meno, specialmente in questo momento di incertezza e densità di impegni, tanto Nazionali quanto di squadra.