Corsa scudetto, Albertini: “Tonali un trascinatore del Milan. Mi ricorda Conte.”

Albertini Tonali

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Demetrio Albertini, ex rossonero e attuale presidente del settore tecnico della FIGC ha concesso un’intervista a La Gazzetta dello Sport dove si è espresso sulla corsa scudetto del Milan e soprattutto sul nuovo simbolo del club, Sandro Tonali.

Le parole di Albertini su Tonali e la corsa scudetto del Milan

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(Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)

Demetrio Albertini, che da calciatore nel Milan giocava da regista, è stato accostato a Sandro Tonali. Tuttavia l’attuale centrocampista di Stefano Pioli dimostra di avere un guizzo in più verso la porta rispetto ad Albertini, come ha dimostrato con l’ultima importantissima doppietta di Verona. Ecco le parole dell’ex rossonero su Tonali e la corsa scudetto del Milan:

Quanto Albertini c’è in Tonali. “In lui mi rivedo per il ruolo in campo, postura, movenze e per il percorso simile che sta facendo, a vent’anni indossava la maglia del Milan come me. Premesso questo, devo dire che io dentro l’area non ci sono mai arrivato se non per tirare i rigori…”.

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A chi somiglia Tonali sconfinando dal Milan. “A me ricorda molto Antonio Conte. Un centrocampista di inserimento, che sa giocare per la squadra ma che ha caratteristiche individuali importanti, un trascinatore”.

Pioli ha sorpreso tutti mettendolo sulla trequarti. “Sì, fino a domenica pensavo che Kessie fosse il centrocampista più adatto a giocare più avanti, anche perché è quello che abbiamo visto in parecchie partite. La scelta di Pioli è la dimostrazione di quanto abbia il polso della situazione sui suoi giocatori: nel calcio moderno l’interpretazione può cambiare le partite, e così è stato con Tonali a Verona”.

Quanto vale. “Oggi come oggi non ha prezzo, anzitutto perché non è sul mercato e poi perché la stagione non è ancora finita. Se dovesse vincere lo scudetto, i parametri potrebbero cambiare e il suo valore potrebbe anche superare i 50 milioni”.

Sulla leadership del numero 8. “Quando sei giovane e sei in una grande società come il Milan, è normale che la leadership cresca a braccetto con gli anni di esperienza. È l’unica qualità che si coltiva per forza nel tempo. Io a vent’anni ho giocato il mio primo campionato da titolare col Milan, ero la novità della squadra, sono stato protagonista, ma non ero abbastanza strutturato per sentirmi leader fino in fondo: non basta una stagione meravigliosa per diventarlo. Quando si è giovani bisogna viverla da protagonisti, più avanti si può andare oltre e passare allo step successivo”.

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Le magie di Leao.  “Qualche mese fa, davanti a un caffè in un bar sotto casa, il mio “vicino” Pioli (abitano nella stessa zona, ndr) mi ha raccontato di quanto l’atteggiamento in allenamento di  Leao e di Tonali fosse cambiato rispetto alla stagione precedente. Mi è rimasto impresso, perché i fatti lo confermano: ora Leao, Tonali e gli altri giovani hanno capito che in un club come il Milan devi giocarti sempre le carte migliori, e Pioli ha grande merito perché ha aperto loro gli occhi in questo senso”.

Percentuale del Milan sullo scudetto dopo Verona. “Prima della partita pensavo che il Milan avesse poco più del 50 per cento di vittoria finale. Adesso siamo a un buon 60 per cento. Contro l’Atalanta sarà dura, ma vedo una squadra pronta, consapevole. E con grande qualità: chi dice che il Milan è la migliore tra le peggiori mi fa sorridere perché non è affatto così. Il Milan è la dimostrazione che con il lavoro si può arrivare in alto e superare i propri limiti”.