De Laurentiis, Mertens un addio che sa di tradimento: lo “stile Juve” non funziona

De Laurentiis Mertens

(Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Napoli vive al cospetto di un vulcano in attività. Quindi con i (possibili) terremoti è costretta a farci i conti ogni giorno: una città che vive con il rischio nel quotidiano, tanto da abituarsi agli imprevisti e riuscire ogni volta a capire come potersi adattare. Chiamatela resilienza, o se volete cazzimma, ma a Napoli sono pronti a tutto, tranne quando si tratta di salutare una persona cara.

Vale nella vita e nello sport. Subentra una sorta di “allergia” agli addii, a tutto quello che sono i saluti: le forme di congedo. Gli abbracci che sanno di fine piuttosto che di nuovo inizio. È stato così con Hamsik prima, Insigne e Koulibaly poi, ora tocca a Mertens. Stavolta, però, è un saluto che fa più male perchè nessuno se lo aspettava. L’addio – che poi è un arrivederci – di Insigne era preventivato da mesi. Quello di Mertens no. Ha colpito la proprietà e la cittadinanza come un fulmine a ciel sereno: 9 anni d’amore vero, 148 gol e il titolo di miglior marcatore della storia del club. Il legame del belga con Napoli e il Napoli però non è solo dato dai numeri.

De Laurentiis, un addio al sapore di affronto: il caso Mertens

L’attaccante ha chiamato il figlio Ciro proprio perché con Napoli ormai ha un cordone ombelicale che non si può spezzare. È impossibile togliere Napoli dal belga, ma De Laurentiis è riuscito a togliere il belga da Napoli. Questo suona come un tradimento per la piazza: è difficile anche andare contro i tifosi, come il Patron ha cercato di fare a Radio Kiss Kiss dicendo “A Napoli ne fanno un dramma, ma è stata una questione economica”. Gli affetti non possono mai essere soltanto una questione di soldi.

De Laurentiis Mertens
(Photo by MARCO BERTORELLO/AFP via Getty Images)

Quello che la piazza rimprovera a De Laurentiis è il modo che ha avuto – e continua ad avere – di ammainare le bandiere: pezzi di cuore per la piazza trattati come gli ultimi arrivati. Una scadenza, quella del belga, lasciata andare nel silenzio più assoluto. Senza una dichiarazione, una sottolineatura. Tutto tace fino all’ultima, recente, intervista a Kiss Kiss dopo essere stato tirato per la giacchetta quando un popolo intero chiedeva a gran voce spiegazioni.

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De Laurentiis ha provato a instillare a Napoli lo stile Juve: quella perentorietà secondo cui la differenza la fa la maglia (l’unica cosa che conta) anziché i campioni che la indossano. C’è chi, però, per quella maglia dà tutto e vorrebbe quantomeno considerazione. Aspetto che è mancato anche nel momento – più doloroso – dei saluti. Questa consapevolezza, per una città cresciuta a pane e passione, fa più male di qualsiasi logica di mercato: una scelta puoi provare a capirla, la noncuranza devi solo subirla. Mentre stai ancora provando a capire cosa sta succedendo.