Dilettanti, Sibilla (LND) al Governo: “Non siamo noi gli untori”

Retired Italian football player and head of the Italian Players' Union, Damiano Tommasi (L) shakes hands with Cosimo Sibilla and Gabriele Gravina, candidates to the presidency of the Italian Football Federation (FIGC) ahead of the vote in Rome on January 29, 2018. / AFP PHOTO / Andreas SOLARO (Photo credit should read ANDREAS SOLARO/AFP via Getty Images)

Nella serata di oggi dovrebbe essere presentato un nuovo DPCM che darà il via a misure ancora più stringenti per cercare di fermare l’aumento dei contagi da Covid 19 in Italia.

Spettatrici particolarmente interessate saranno le istituzioni del calcio dilettantistico. Secondo quanto circolato negli ultimi giorni, infatti, l’intenzione del Governo sembra essere quella di stoppare le attività sportive delle società dilettanti e della scuola calcio.

Se alcuni rappresentanti del calcio europeo ad alti livelli lamentano il contraccolpo economico dato dalla contingenza globale, la situazione si fa sempre più grave se si scende di categoria. La Premier League ha previsto un piano di aiuti per i club di League One e League Two mentre in Italia importanti avvisaglie di una crisi generalizzata si cominciano ad intravedere in Lega Pro.

Se si scende ulteriormente di categoria, fino ad arrivare ai dilettanti, non è difficile immaginare quali potrebbero essere le conseguenze di un nuovo stop all’attività agonistica per quelle società che vivono di biglietti, incassi del bar e iscrizioni degli atleti.

Per questo, il presidente della Lega Nazionale Dilettanti, Cosimo Sibilla, è intervenuto con una lettera indirizzata al Governo, pubblicata sul sito dell’LND:

Vorrei invitare le istituzioni e la comunità scientifica a riflettere seriamente sulla ventilata ipotesi di sospendere le attività dello sport dilettantistico. Noi non siamo gli untori, lo dicono i numeri”. Lo dichiara Cosimo Sibilia, Presidente della Lega Nazionale Dilettati e vicepresidente vicario della FIGC. “Le società dilettantistiche, non solo quelle che operano nel calcio, sono sottoposte a rigidi protocolli per il contenimento dell’epidemia. Tutto ciò ha significato per decine di migliaia di soggetti, che svolgono una funzione sociale senza eguali in Italia, un grande sacrificio oltre che un rinnovato impegno economico. Fermare lo sport di base sarebbe un disastro, anche e soprattutto sotto il profilo sociale. La socialità dello sport è pienamente organizzata, è su questo dato che invito a riflettere chi deve prendere delle decisioni“.