Messi si racconta: “Barcellona? All’inizio piangevo”

Messi

(Photo by Bagu Blanco/Pressinphoto/Shutterstock)

Leo Messi si è concesso ai microfoni di Olè per raccontare la lunga e gloriosa carriera nel Barcellona. Le dichiarazioni del fuoriclasse argentino.

Sugli inizi da bambino: “Già dai 4 o 5 anni camminavo con la palla, ricordo le prime partite con i miei fratelli e i cugini più grandi. Ricordo che una volta giocava il gruppo degli ’86, quindi di un anno più grande di me, e mancava una persona, mia nonna chiese di inserirmi. L’allenatore le rispose che era pazza, che ero troppo piccolo e mi avrebbero fatto male. Invece ho giocato, evidentemente ho fatto delle belle cose e alla fine mia nonna disse di comprarmi le scarpe, perché dalla settimana successiva mi avrebbe portato agli allenamenti. E da lì è iniziato tutto. Non ricordo molto di quando ero piccolo, magari ogni tanto vedo qualche video, soprattutto di quando ero al Newell’s Old Boys. Ma ricordo anche le feste a Rosario, con degli amici che non mi facevano giocare perché ero sempre il più piccolo. Ma era più per cura, per paura di farmi male. Ho fatto di tutto per giocare a calcio, sia nei club che nel mio quartiere”.

Sul Barcellona: “All’inizio è stato difficile, quando sono arrivato non potevo giocare a causa di un problema di ruoli, poi quando ho iniziato mi sono infortunato. Per un anno e mezzo non ho potuto giocare, mi sono solo allenato e non è lo stesso. Poi sono stato fortunato perché sono migliorato molto velocemente. Ma prima era tutto più difficile, ora sei lontano ma sei anche vicino con le nuove tecnologie. Mentre all’inizio potevo fare una telefonata ogni 3 giorni. Piangevo sempre, non volevo restare a Barcellona ma allo stesso tempo sì, sapevo che poi avrei voluto tornarci. Ma non era facile per me stare lontano da Rosario. A causa della lontananza e delle difficoltà nel mettersi in contatto ho perso tanti amici. Oggi qualsiasi ragazzo ha un telefono, prima si comunicava per posta o con una chiamata ogni tanto e dopo poco tempo ho perso tanti contatti. Ho ancora qualche amico del mio quartiere, con qualcun altro sono riuscito a riallacciare i rapporti dopo anni. Per me è sempre bello incontrare queste persone”.

Sulla Copa America: “Siamo entusiasti di poterla giocare. Sarà diversa senza il pubblico, ma resta una Coppa speciale”.

Sulla Copa del Rey: Ogni volta che gareggio lo faccio per vincere e per raggiungere i miei obiettivi, per ottenere titolo. L’ultima Coppa del Re è stata speciale anche per il momento in cui vivevamo, il club veniva da un paio di anni senza grandi risultati. Abbiamo una squadra giovane, con tanti calciatori nuovi, e per noi questo trofeo ha rappresentato una svolta. E, oltre a questo, a me piace sempre vincere titoli e più ne sono, meglio è”.